Alla fine di ogni vicenda che vede Giuseppe come protagonista, il Vangelo annota che egli si alza, prende con sé il Bambino e sua madre, e fa ciò che Dio gli ha ordinato. […] Il Figlio dell’Onnipotente viene nel mondo assumendo una condizione di grande debolezza. Si fa bisognoso di Giuseppe per essere difeso, protetto, accudito, cresciuto. Dio si fida di quest’uomo, così come fa Maria, che in Giuseppe trova colui che non solo
vuole salvarle la vita, ma che provvederà sempre a lei e al Bambino.
Giuseppe, continuando a proteggere la Chiesa, continua a proteggere il Bambino e sua madre, e anche noi amando la Chiesa continuiamo ad amare il Bambino e sua madre. (da Patris Corde)
Custodi
Il Papa scrive che «dobbiamo sempre domandarci se stiamo proteggendo con tutte le nostre forze Gesù e Maria, che misteriosamente sono affidati alla nostra responsabilità, alla nostra cura, alla nostra custodia».
Ma che vuol dire per noi essere custodi di Gesù? Il Papa ce lo spiega ricordando che Gesù stesso ha detto di trovarsi in «ogni bisognoso, ogni povero, ogni sofferente, ogni moribondo, ogni forestiero, ogni carcerato, ogni malato […] Ed ecco perché la Chiesa non può non amare innanzitutto gli ultimi, perché Gesù ha posto in essi una preferenza, una sua personale identificazione. Da Giuseppe dobbiamo imparare la medesima cura e
responsabilità: amare il Bambino e sua madre; amare i Sacramenti e la carità; amare la Chiesa e i poveri.» Siamo quindi chiamati a essere i custodi del prossimo e in particolare del più debole, cioè di chi ci sta accanto e ha bisogno del nostro appoggio, del nostro aiuto, della nostra comprensione. In un momento di silenzio, pensiamo alle occasioni in cui possiamo imitare l’esempio di Giuseppe e rispondere a questo invito.
Preghiera
Padre Nostro…
Maria, madre della Chiesa, prega per noi.
San Giuseppe, prega per noi.
Beato Luigi Caburlotto, prega per noi.